mercoledì 3 luglio 2013

La Cina emana una Legge sulla «pietà filiale». Nel rispetto del pensiero cinese di tradizione confuciana

DELL'AMORE FILIALE IN CINA...

E' da decenni e decenni che nel nostro occidente "industrializzato e civile", soprattutto negli USA, stampa nazionale e governi che si sono succeduti, si riempiono frequentemente la bocca parlando e straparlando male della Cina in tema di diritti umani. Ed invece farebbero bene politici e politicanti di ogni ordine e grado, o gli "esperti" del cosiddetto "Welfare State" a tacere e farsi un bagno di umiltà...

E' legge in Cina l'amore filiale. Co
me riporta la notizia il 'Corriere della Sera': - Le autorità cinesi impongono per decreto il ritorno ai valori della società confuciana. Una norma per arginare la piaga dei vecchi abbandonati.

Forse sarebbe più opportuno che gli Obama, gli Hollande e i Cameron di turno - invece che occuparsi di "guerre preventive", invece di approvare leggi a favore dei matrimoni gay e quant'altro di aberrante e riprovevole che va contro e a danno dell'intera umanità - andassero per un periodo in Cina a prendere lezione dai cinesi, su alcuni principi fondamentali validi in ogni epoca storica. Ne andrebbe a vantaggio di tutti e renderebbe migliori i rapporti sociali di ciascun popolo. Per una convivenza civile dal volto umano. Come esempio di alta valenza sociale e morale per le future generazioni.

In Cina, l'Associazione nazionale per gli anziani, che dipende dal ministero Affari civili, ha diffuso 24 «consigli» tra i quali: portare anche moglie e figli a trovare suoceri e nonni; ricordarsi dei loro compleanni e festeggiarli; telefonare. Appoggiarli se restano vedovi e decidono di risposarsi, parlare di cose profonde...

Tutto questo, significa amore e comprensione. L'Italia come è organizzata da questo punto di vista? Rispetta quello che è l'amore filiale? Macchè, neanche se questo nasce spontaneo. Ed allora? Meglio stendere un velo pietoso. Altro che "Welfare State"... In Italia vanno di moda i soprusi e le angherie. Addirittura chi commette violazioni di legge e abusi di potere viene promosso e premiato a cariche e livelli superiori economici e di grado.

Io personalmente, sulla mia pelle, ne ho pagato le conseguenze.

Addirittura in Italia dirigenti di grandi aziende pubbliche, o funzionari e boiardi di Stato, si permettono pure il lusso in maniera arrogante ed arbitraria di violare e non rispettare certe leggi, che pur ci sono. Soprattutto quelle che dovrebbero tutelare l'assistenza costante e globale su richiesta da parte dei figli verso i propri genitori o i propri cari. Mi riferisco alla Legge 104/92.

E vengo al dunque, in sintesi: Dopo quasi 14 anni di servizio - dall'apr. 1992 al dic. 2005 - come lavoratore dipendente nelle Ferrovie dello Stato (RFI) sono stato costretto a lasciare il posto di lavoro per essermi vista rifiutata la domanda di trasferimento a Reggio Calabria, da me presentata nel dic. 2002 - in base alla suddetta Legge 104/92 - dai direttori del Compartimento di Venezia ( Ing. Bellio Elio e Ing. Fiorin Enzo ) ciò perchè e in quanto nel marzo 2002, mio padre Alfredo, colpito da ictus cerebrale ( e morto il giorno 01 feb. 2012) era stato riconosciuto - dalle Commissioni sanitarie invalidi civili di Reggio Calabria - invalido permanente al 100% per emiplegia emisoma sx. Dopo vane promesse, e dopo aver atteso inutilmente per 3 anni, tra continui viaggi che percorrevo su e giù in treno da Padova (dove ero domiciliato in una stanza dormitorio sopra la staz. di Padova Campo Marte) a Reggio Calabria (dove abito e risiedo sin dalla nascita) ai fini di un'assistenza seppur minima, sebbene inadeguata e parziale, non continuativa e globale (in contrasto ed in violazione alla Legge 104/92) mi venivano concessi saltuariamente congedi e giorni di aspettativa non retribuita fino ad esaurimento dei giorni stessi...Che, ovviamente non erano sufficienti e non risolvevano il problema, se non si è presenti sul posto per qualsiasi emergenza. Ancora sono in attesa che si svolga la prima udienza di terzo grado in Corte di Cassazione in Roma, dopo che io (tramite il mio avvocato Innocenzo Megali del foro di Venezia) in questi ultimi anni ho presentato i relativi ricorsi contro le Ferrovie dello Stato ( in primo e secondo grado i giudici delle corti veneziane non hanno inteso darmi ragione) per riavere il mio posto di lavoro.

Ma anche qui, per abuso di potere di certi dirigenti aziendali, ignoranti ed avventurieri senza scrupoli, assurti ad alte cariche di responsabilità (vedasi i due ingegneri di cui sopra) pur senza averne i meriti e le competenze umane e professionali, si consente loro di prevaricare o di agire in maniera disonesta e trasgressiva di fronte alle Leggi dello Stato.


Povera Italia! In che mani ci troviamo.
 
Gianfranco Tauro

Nessun commento: