venerdì 16 dicembre 2016

ESCE ALLO SCOPERTO E SI MATERIALIZZA FORMALMENTE  IL “PATTO GENTILONI”.  A PERENNE RICORDO

A distanza di un secolo, Il presidente cattolico Sergio Mattarella riporta l’Italia nell’era giolittiana.

“AD PERPETUAM REI MEMORIAM” E fu cosi che in grande spolvero e non più in via informale, rivede la luce in questi giorni in Italia, l’accordo politico secolare tra cattolici e liberali…: una prassi oramai consolidata della noiosa “politica all’italiana”, sperimentata e sancita nei primi anni del ’900 dopo la fine del “non expedit” a suo tempo decretato da papa Pio IX…

PALAZZO CHIGI E DINTORNI - A porre il sigillo di questo accordo di collaborazione, rivisitato e rielaborato secondo gli schemi politici contemporanei - a parti invertite - il presidente della Repubblica ( Ufficio UPIC ) S. Mattarella a “vestire i panni”  del fu papa Pio X. Con la differenza di quest’ultimo, il quale nel 1909, pose il conte Vincenzo Ottorino Gentiloni alla guida della UECI (Unione Elettorale Cattolica Italiana) con il compito assegnatogli di  far candidare alle elezioni politiche, quanto più cattolici possibili nelle liste liberali di Giovanni Giolitti. Mentre lo stesso Mattarella, con la nomina recente di Paolo Gentiloni (discendente della famiglia del suddetto conte) a presidente del Consiglio dei ministri, il compito di traghettare (“teoricamente”) - in vista di nuove elezioni politiche e dopo l’approvazione di una nuova legge elettorale - il governo uscente del dimissionario premier Matteo Renzi. Scenari per molti aspetti diversi (anche se non tanto sul piano dei trasformismi ) in due epoche storiche in cui:-

1)  la prima ha segnato la stagione politica pre-fascista prima del ventennio mussoliniano;
2) la seconda - quella attuale - sopraggiunge dopo la stagione governativa liberal-inciucista del ventennio berlusconiano/berlusconista…

Ma a che pro io mi chiedo? Vabbe' che noi italiani siamo tacciati di essere un popolo di “gentili” (il che già ci pone secondo i benpensanti, su una posizione di parziale subalternità) ma che addirittura adesso diventiamo improvvisamente “gentiloni”, mi sembra un po' troppo… La riaffermazione formale di tale Patto, a distanza di un secolo, siglato nottetempo in maniera cosi plateale e in un momento storico in cui l’Italia stava trovando il bandolo della matassa e per di più si stava risollevando a livello europeo, recuperando terreno utile e fertile su vari temi ricorrenti, in confronto e nei rapporti multilaterali con gli altri Stati membri della Ue. Quale senso logico in questa scelta di ripiego e di Palazzo, inopportuna e controproducente agli interessi del nostro Paese ha ispirato quei vertici dello Stato, verso una soluzione politica che, seppur temporanea (almeno me lo auguro) si profila probabilmente di rivelarsi un’opzione tanto dannosa quanto autolesionista e priva di spessore… E lo si nota in tutta la sua evidenza. Una vera miopia politica senza una visione lungimirante, stante che, l’epoca attuale (con la caduta delle ideologie, purtroppo, e quindi laddove sono persino assenti gli infondati presupposti) non ricalca benché minimamente il contesto politico-ideologico del secolo scorso, rispetto al quale tra i quadri dirigenti ed esponenti politici nazionali, non vedo né un Romolo Murri della situazione sul fronte cattolico, né un’avanzata socialista sul fronte laico… Ed allora smettiamola con i soliti beceri trasformismi e si abbia il coraggio di fronte alle difficoltà nel sapersi assumere ciascuno le proprie responsabilità, tra gli attori in campo sul piano politico-istituzionale e senza infingimenti…

LE DIMISSIONI INTEMPESTIVE DI MATTEO RENZI - Preso atto delle dimissioni del premier uscente, dal mio punto di vista, valuto intempestiva tale scelta di Renzi. Quest’ultimo avrebbe potuto e dovuto traghettare lui e non Gentiloni l’Italia ancora per altri 2-3 mesi, con senso di responsabilità, pur senza farsi condizionare a priori da alcuno nel gettare la spugna in anticipo; se non dopo avere fatto approvare in Parlamento una nuova legge elettorale per andare tutti al voto elettorale in primavera prossima ventura. Nella mia memoria non ricordo di precedenti rimpasti di governo, secondo cui, ancor prima che saltasse qualche poltrona ministeriale, uscisse di scena il primo ministro…

SULL’ESITO DEL REFERENDUM COSTITUZIONALE  - Premesso che,  Il mio giudizio dopo il responso sull’ultimo quesito referendario: - in primis il rispetto,  che si deve, seppur dopo l’esito negativo,  per tutti gli elettori che si sono espressi per il NO. Dunque, Viva la democrazia! Pur tuttavia, per quanto il quesito esprimesse dei limiti sostanziali, affinchè si potesse parlare efficacemente di incisive riforme istituzionali, la mia personale opinione è quella per cui, si è persa una buona occasione per aprire una prima fase di riforme (indispensabili ) se al posto della vittoria del NO, vi fosse stata una netta prevalenza per il SI, a parti invertite in percentuale. Cosi non è stato purtroppo per una pronta Rinascita di progresso per l’Italia e mi dispiace molto che una buona fetta di elettori (quel 20% di indecisi fino all’ultimo giorno prima del voto) che si sono fatti influenzare dal BLOCCO DEI CONSERVATORI (le fazioni del NO) piuttosto che seguire la via progressista del BLOCCO DEI RIFORMISTI (il 40% del fronte del SI)…. Peccato! Speriamo in meglio per una prossima occasione, se questa è servita mi auguro a far riflettere gli elettori italiani a non farsi prendere dalla pancia di fronte alla propaganda elettorale fine a se stessa e alla demagogia imperante che regna incontrastata, tra le forze politiche e in tutto il suo contesto che ruota attorno.

Gianfranco Tauro

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